Le disavventure tragicomiche di Ciccillo, giovane gentiluomo di metà Ottocento, sono al centro di una recente scoperta storica: il ritrovamento di quello che, ad oggi, è il più antico albo a fumetti italiano conosciuto. Creato dal pittore e caricaturista Pasquale Mattej, e pubblicato nel 1848, “Una notte insonne di Ciccillo” è un album di 40 pagine, nel formato orizzontale reso celebre soprattutto dalle opere dello svizzero Rodolphe Töpffer, il primo autore di libri a fumetti al mondo, dagli anni 1830 diventato un modello di riferimento per numerosi disegnatori lungo tutto il XIX secolo.
Nel solco delle pubblicazioni di Töpffer e del suo più noto epigono Cham, Mattej immagina una sequela di gag per l’ingenuo Ciccillo, satira della borghesia in ascesa, attenta più all’apparenza che alla sostanza, mentre affronta una giornata tanto ordinaria quanto irta di ostacoli: da quelli domestici, come indossare vestiti o gestire cane e gatto, a quelli pubblici come l’incontro con una rissa, la scoperta del tradimento della sua spasimante, l’arrivo di un acquazzone…
Mattej, nato a Formia nel 1813 ma per lungo tempo attivo nella scena artistica napoletana, fu un protagonista della scena della caricatura dalla fine degli anni Quaranta del XIX secolo, quando le riviste satiriche si diffusero in tutta Italia, e in particolar modo a Torino e Napoli, i due mercati più floridi. Se a Torino il periodico bisettimanale più noto dell'epoca fu “Il Fischietto” animato da Casimiro Teja - che COMICON ha celebrato con la mostra “Casimiro Teja. Il pioniere del fumetto italiano” nel 2019 - a Napoli fiorì “L'Arlecchino”, il cui artista principale fu proprio Mattej. Una eclettica figura di pittore, disegnatore, archeologo e biografo, membro della Scuola di Posillipo di pittori paesaggisti, che questa mostra riporta al centro del dibattito sulle origini del fumetto grazie al suo Ciccillo, unica produzione originale italiana dell’epoca ad emulare il formato e la tecnica di stampa cosiddetta “autografica” utilizzata da Töpffer.